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Comunicato Stampa

A Firenze un simposio internazionale sulla broncopneumopatia cronica ostruttiva

La presenza di cinque condizioni facilmente riconoscibili fanno sospettare la presenza di questa malattia respiratoria 


FIRENZE, 27 GIUGNO 2016 - Dall’esame più semplice a quello pi complesso: sono diverse le armi diagnostiche disponibili per individuare precocemente la broncopneumopatia cronica ostruttiva, o BPCO, malattia respiratoria che rappresenta insieme all'asma una delle principali cause di ridotta qualità di vita e di mortalità. Età avanzata, abitudine al fumo di sigaretta, tosse, catarro, mancanza di fiato anche per compiere sforzi limitati: sono le condizioni che dovrebbero far sospettare la presenza di BCPO. Eppure la BPCO è una malattia poco diagnosticata o diagnosticata solo in fase avanzata. Questo è dovuto a una scarsa attenzione da parte dei pazienti ma anche dei medici verso sintomi spesso presenti da molti anni (la tosse o l’espettorazione) che sono ritenuti “normali” in pazienti fumatori, mentre un’accurata valutazione clinica potrebbe consentire al medico di sospettare l’ostruzione bronchiale e di indirizzare il paziente verso indagini di conferma del sospetto diagnostico, permettendo un intervento terapeutico quanto più precoce possibile.

Se ne è parlato al simposio dal titolo “International Symposium on COPD” in programma a Firenze dal 23 al 25 giugno 2016. Esperti italiani e internazionali si sono confrontati sulla diagnosi della broncopneumopatia cronica ostruttiva e su quanto dica la spirometria, il primo esame diagnostico eseguito dai medici. E poi si è parlato delle novità offerte dalla genetica e delle prospettive future di trattamento grazie alle terapie personalizzate. Il Simposio è stato organizzato dal Dipartimento di Medicina Sperimentale e Clinica dell’Università di Firenze e promosso dalla Fondazione Internazionale Menarini.

«Il primo, semplice e immediato test diagnostico è la spirometria, un esame molto semplice che permette di misurare la quantità di aria che una persona può inspirare ed espirare, e il tempo necessario per farlo» spiega Massimo Pistolesi, Docente di Malattie dell’Apparato respiratorio all’Università degli Studi di Firenze e Presidente del simposio.

Un recente progetto esecutivo finanziato dal CCM del Ministero della Salute, dal titolo “Ottimizzazione delle strategie preventive, diagnostiche e terapeutiche nella broncopneumopatia cronica ostruttiva”, portato a termine nel 2010 presso l’Università di Firenze, ha dimostrato che l’effettuazione della spirometria in soggetti arruolati mediante diffusione di informazioni utili per il riconoscimento precoce dei sintomi della malattia con un semplice questionario distribuito dai medici di medicina generale, permette di identificare soggetti affetti da BPCO in uno stadio precoce della malattia. Tra i ì pazienti arruolati per la spirometria sulla base di quattro semplici domande autosomministrate concernenti età, abitudine al fumo e presenza di sintomi respiratori (tosse, espettorato, dispnea) è stato possibile identificare 757 pazienti affetti da BPCO (64% del totale). Di particolare rilevanza è stata l’osservazione che il 71% dei soggetti affetti da BPCO identificati presentava la malattia negli stadi iniziali.

«I pazienti con BPCO giungono di solito all’osservazione dello specialista pneumologo in uno stadio più tardivo, quando l’intervento sanitario non permette di ottenere un risultato apprezzabile sulla progressione della malattia. Appare quindi evidente che nella popolazione generale la valutazione clinica iniziale effettuata dai medici di medicina generale, supportata dall’ausilio di un semplice questionario, sia fondamentale per la diagnosi della malattia nelle sue fasi meno avanzate, quando importanti sintomi quali tosse e catarro cronici sono spesso erroneamente attribuiti soltanto all’esposizione tabagica» aggiunge Pistolesi.

È vero che il fumo di sigaretta rappresenta la principale causa della BPCO. Non vanno però trascurate altre cause per la comparsa della malattia, dato che nel mondo il 25-45 per cento delle persone con BPCO non è fumatrice. E in questi casi, oltre a fattori genetici, vanno considerati altri fattori quali l'inquinamento, l'esposizione occupazionale a poveri e gas, le infezioni  respiratorie durante l'infanzia.

«Oltretutto la spirometria semplice, comunemente usata, non è in grado di identificare i cambiamenti strutturali precoci del polmone, mentre la riduzione funzionale delle piccole vie aeree dei polmoni, che  precede la comparsa di enfisema, è evidenziabile con la microTAC al torace» prosegue Pistolesi. «In questi casi la microTAC al torace consente di valutare lo stato di salute dei polmoni e di diagnosticare con precisione la presenza di enfisema, cioè l’ispessimento delle vie aeree e la conseguente perdita di elasticità dei tessuti polmonari e quindi la comparsa della malattia».

Un altro campo di studio della BPCO riguarda l’individuazione delle cause genetiche della malattia. «L’applicazione degli studi di associazione sull'intero genoma (GWAS), che forniscono una ricerca imparziale e completa in tutto il genoma per loci di suscettibilità comune, ha cambiato il paesaggio della genetica della BPCO. Grazie alle ricerche basato sul GWAS, tre loci genetici sono stati inequivocabilmente associati alla suscettibilità BPCO, che si trova sul cromosoma 4 vicino al gene HHIP, sul cromosoma 4 nel gene FAM13A, e sul cromosoma 15 in un blocco di geni che contiene diversi componenti del recettore per l’acetilcolina e la nicotina. Questi studi potranno in futuro contribuire a identificare i soggetti più a rischio di BPCO» conclude Pistolesi. 



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