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International Symposium on: - Hydrogen sulphide and nitric oxide in health and disease

Comunicato stampa

Ossido nitrico, l’alleato del cuore che non ti aspetti

A Napoli il simposio“Hydrogen sulphide and nitric oxide in health and disease”
L’ossido nitrico è il mediatore su cui si fonda l’attività di moltissimi farmaci utilizzato in ambito cardiovascolare
Gli effetti dell’ossido nitrico sul sistema circolatorio sono stati utilizzati per realizzare i farmaci contro la disfunzione erettile
Ricercatori partenopei hanno individuato caratteristiche simili anche per l’idrogeno solforato
In futuro utilizzando l’ossido nitrico potranno esseresviluppati farmaci contro l’ipertensione, l’aterosclerosi, l’ictus, l’angina pectoris, lo scompenso cardiaco, le complicanze vascolari del diabete, le ulcere gastrointestinali

Napoli, 19 maggio 2014 - Sostanze sconosciute, oppure giudicate nocive, come gas e ossidi, sono invece alla base di farmaci efficaci contro le patologie cardiovascolari, come la nitroglicerina, oppure di farmaci vasodilatatori, come quelli contro la disfunzione erettile. E’ il caso dell’ossido nitrico e dell’idrogeno solforato, due sostanze al centro del simposio “Hydrogen sulphide and nitric oxide in health and disease”, organizzato a Napoli dal Dipartimento di Farmacia dell’Università Federico II e promosso dalla Fondazione Internazionale Menarini.

Poco più di trent’anni fa Luis Ignarro, un biochimico statunitense oggi alla Ucla University di Los Angeles, scoprì che l’ossido nitrico svolgeva nell’organismo un ruolo di mediatore intracellulare. Nel 1998 la scoperta valse a Ignarro, il cui padre era di Torre del Greco, il premio Nobel per la Medicina, e oggi il ricercatore è a Napoli per condividere con i colleghi italiani e internazionali i progressi e i risultati di oggi. Gli studi clinici si stanno orientando in particolare verso le patologie cardiovascolari. «L’ossido nitrico e l’idrogeno solforato sono coinvolti in numerose malattie cardiovascolari in quanto l’alterazione della loro secrezione, in eccesso oppure in difetto, può determinare effetti patologici oppure portare dei benefici» spiega Giuseppe Cirino, docente di Farmacologia all’’Università Federico II di Napoli e chairman del simposio. «In particolare l’ossido nitrico è il mediatore su cui si fonda l’attività di moltissimi farmaci utilizzato in ambito cardiovascolare, tra cui i più conosciuti sono probabilmente i nitroderivati, come la nitroglicerina, e che sono ampiamente utilizzati». 

L’ossido nitrico presenta inoltre altre possibili applicazioni, non soltanto in ambito cardiovascoalre. «Questa sostanza presenta un’attività significativa anche nel tratto gastrointestinale, in quello genito-urinario, nel respiratorio e nel cervello» commenta Ignarro. «In base a queste proprietà possono essere sviluppati farmaci contro l’ipertensione, l’aterosclerosi, l’ictus, l’angina pectoris, lo scompenso cardiaco, le complicanze vascolari del diabete, le ulcere gastrointestinali. Un buon esempio in questo senso è rappresentato dal nebivololo, betabloccante cardioselettivo di terza generazione, caratterizzato dalla capacità di rilasciare ossido nitrico. In particolare alcuni studi, in particolare lo studio Seniors,  hanno dimostrato l’efficacia di nebivololo nel ridurre, in caso di scompenso cardiaco, la mortalità cardiovascolare del 14% e la morte improvvisa del 39%. Infine, l’ossido nitrico gioca un importante ruolo di equilibrio non soltanto dei vasi sanguigni ma anche del sistema nervoso periferico, dove rappresenta il principale neurotrasmettitore dei neuroni che innervano i tessuti e la muscolatura liscia, inclusi quelli che regolano la funzione erettile» spiega Ignarro.

La sintesi di ossido nitrico viene stimolata da diversi fattori come il cosiddetto "shear stress", un parametro che misura la forza esercitata dallo scorrimento del sangue sulle pareti dei vasi. «Quando la pressione arteriosa aumenta eccessivamente, l'organismo si difende sintetizzando ossido nitrico che, dilatando le pareti dei vasi, contribuisce all'abbassamento della pressione» prosegue Cirino. «Al contrario, nel caso in cui si verifichi un’inibizione della sintesi di ossido nitrico, si ha un incremento delle resistenze periferiche e, conseguentemente, si ha un innalzamento della pressione arteriosa».

E’ sfruttando questo meccanismo che i ricercatori hanno potuto utilizzare gli effetti dell’ossido nitrico sul sistema circolatorio per realizzare i farmaci contro la disfunzione erettile. E la collaborazione tra Ignarro e i clinici partenopei ha consentito di individuare caratteristiche simili anche per un altra sostanza, l’idrogeno solforato. Ricercatori dell’Università Federico II di Napoli hanno dimostrato la presenza nel corpo cavernoso umano di due enzimi che trasformano un comune aminoacido presente nelle cellule del corpo cavernoso in idrogeno solforato, un mediatore gassoso che ha la capacità di dilatare le arterie del corpo cavernoso, producendo il rilasciamento della muscolatura liscia delle pareti dei vasi, funzionando come stimolatore del meccanismo fisiologico dell’erezione.

«La scoperta ha consentito di scoprire un processo che controlla l’erezione alternativo a quello mediato dall’ossido nitrico, che attualmente è quello meglio conosciuto nella pratica clinica e sul quale agiscono i farmaci orali attualmente disponibili per la cura della disfunzione erettile» conclude Cirino. «Questa scoperta apre le porte ad uno scenario totalmente innovativo nel campo della ricerca farmacologica per la terapia dell’impotenza maschile, dal momento che si può ipotizzare nel prossimo futuro la produzione di farmaci in grado di agire su questo meccanismo molecolare».

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