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Comunicato Stampa

Contrasti in farmacologia
un convegno a Torino


Torino, 14 maggio 2015 - Come sarà la farmacoterapia tra vent’anni? Quali farmaci utilizzeremo? Le terapie saranno accessibili a tutti? Saranno queste alcune delle domande che contribuiranno al dibattito tra gli esperti internazionali riuniti a Torino dal 14 al 16 maggio per il convegno dal titolo “Contrasts in pharmacology 2.0”, organizzato dal Dipartimento Scienze del Farmaco dell’Università del Piemonte Orientale di Novara e promosso dalla Fondazione Internazionale Menarini. «Questi temi vengono spesso affrontati in convegni altamente tecnici e settoriali. Noi invece cercheremo di trovare un linguaggio comune tra più figure professionali» spiega Armando Genazzani, docente di Farmacologia all'Università del Piemonte Orientale di Novara e co-presidente del convegno. «A questo meeting abbiamo invitato storici, medici, ricercatori di base, statistici e eticisti perché solo comprendendo il problema allargato possiamo poi trovare soluzioni razionali sui singoli problemi. Temi di attualità come l’utilizzo dei dati personali dei cittadini, la nostra capacità di leggere il futuro individuale nel genoma in maniera sempre più approfondita, la scelta delle malattie sulle quali investire in ricerca, la capacità di garantire un accesso equo alle cure o la necessità di svolgere studi clinici etici e allo stesso tempo informativi devono essere affrontati in maniera bipartisan e gli elementi per fare le scelte devono essere i più ampi possibili».

Per esempio molti degli studi che portano alla registrazione dei farmaci vengono realizzati nel Paesi dell’Est europeo, ma poi sono pochi i cittadini di quei Paesi hanno accesso ai nuovi farmaci, quando sono approvati e disponibili. Un altro tema di attualità riguarda come i governi, gli enti di previdenza, le assicurazioni oppure altre organizzazioni pubbliche o private potranno avere accesso ai “big data”, alle informazioni personali che riguardano ognuno di noi e che sono disponibili su internet, sui social network, tramite gli smartphone. Informazioni che possono rivelare la presenza di malattie, quali farmaci vengono assunti, chi può essere maggiormente a rischio di malattia.

L’evoluzione tecnologica va dipani passo con quella clinica. Le persone che lavorano in campo medico hanno notato che nel corso della propria carriera si è verificato un costante progresso nello sviluppo e nell’utilizzo dei farmaci. «Per esempio, negli Anni ’50 del secolo scorso, i farmaci antipertensivi praticamente non esistevano. E’ sufficiente osservare il costante aumento nel numero di pagine dei testi di farmacologia per verificare questa evoluzione che ha interessato gli ultimi settant’anni» commenta Pier Luigi Canonico, Direttore del Dipartimento Scienze del Farmaco all’Università del Piemonte Orientale di Novara e co-presidente del convegno. «La disponibilità di un numero maggiore di opzioni terapeutiche, sempre più efficaci, è indubbiamente positiva, ma può anche disorientare il clinico e il farmacologo. In più i progressi scientifici generano interrogativi di confronto, etici, deontologici e farmacoeconomici di complessa soluzione: per esempio, dovremmo concentrarci sulle patologie maggiormente diffuse a livello locale oppure allargare lo sguardo alla salute globale? Il fatto che un sia disponibile un nuovo farmaco dovrebbe renderlo immediatamente accessibile ai pazienti, e a quali tra essi? Dobbiamo dare maggior peso ai dati real-life, valutando il reale beneficio delle terapie nelle popolazioni di riferimento?». Domande alle quali tutti, non soltanto i farmacologi, sono impegnati a dare risposte, nell’impegno di fornire alla popolazione le migliori opzioni terapeutiche possibili e un accesso alle cure equo e accessibile a tutti.

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