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dettagli evento:

Congresso Internazionale Su: - "Il Cibo: Un Farmaco Tra I Farmaci"

Data :
10/07/2014 - 12/07/2014
Luogo :
Torino (Italia)
Disciplina :
-

Comunicato stampa

Le relazioni tra cibo e farmaci, tra nutraceutica e prevenzione

Torino, 10 luglio 2014 - L'interazione tra farmaci e alimenti è conosciuta da tempo ma rappresenta un aspetto poco considerato e spesso sottovalutato, mente la sintomatologia che ne deriva viene a volte interpretata come un effetto collaterale del farmaco. Inoltre l'assunzione di cibi e bevande può modificare l'assorbimento dei farmaci ma anche interferire direttamente con i meccanismi biochimici, riducendone l'efficacia o incrementando la tossicità.
Sono questi i temi principali affrontati durante il congresso “Food: a drug between the drugs”, organizzato a Torino dal Dipartimento di Scienza e Tecnologia del Farmaco dell’Università di Torino e dallaFondazione Internazionale Menarini.
«Si possono verificare diverse situazioni in cui l’alimento interferisce con l’azione del farmaco» spiega Fulvia Pedani,G.S.U. Coordinamento Ambulatorio S.C. Oncologia Medica 2 Azienda Ospedaliera Universitaria Città e Direttore Scientifico del congresso. «Per esempio, alimenti ricchi di vitamina K come alcune verdure (broccoli, cavolo, spinaci, fagioli bianchi, verza, lenticchie) possono diminuire la risposta terapeutica dei farmaci anticoagulanti orali; bevande ricche di tannini (tè, caffè) diminuiscono la disponibilità di farmaci contenenti ferro; cibi ricchi di fibre riducono l’assorbimento di calcio; il succo di pompelmo aumenta la tossicità dei farmaci ipoglicemizzanti orali, utilizzato nel diabete. Oppure vi sono casi in cui è il farmaco a modificare l’assorbimento corretto del nutriente: farmaci lassativi riducono l’assorbimento dei carboidrati e del potassio; gli antibiotici hanno effetti avversi sull’assorbimento di vari nutrienti, come calcio, magnesio e ferro; gli antiacidi determinano una diminuzione nell’assorbimento della vitamina B12. Non è da trascurare anche la diminuzione di appetito creata da alcuni farmaci oppure l’effetto collaterale di alcune terapie che rendono difficoltosa una corretta deglutizione e di conseguenza  l’alimentazione e l’apporto di nutrienti».
A conferma della maggiore attenzione rivolta al problema, la Food and Drug Administration statunitense ha pubblicato una guida riguardante le possibili interazioni tra farmaci e alimenti. I benefici dei trattamenti complementari per controllare i sintomi e potenziare l’effetto dei farmaci sono stati ufficialmente riconosciuti anche dalla comunità scientifica, tanto che al Congresso dell’American Society of Clinical Oncology, il più importante appuntamento per l’oncologia mondiale, una sessione speciale è stata dedicata proprio a queste terapie di supporto.
Nello stesso tempo si sta affermando il concetto di nutraceutica, cioè l'utilizzo di alimenti che possono avere una funzione preventiva o terapeutica. L'identificazione dei meccanismi alla base dell'attività preventiva e protettiva di alcuni alimenti potrebbe portare in futuro allo sviluppo di nuove sostanze terapeutiche. La nutraceutica è un settore in costante sviluppo. Registra una crescita commerciale del 15- 20% l’anno (contro 1-2% per la farmaceutica) e, secondo recenti stime, le prospettive sono di poter raggiungere valori non diversi dal farmaceutico (circa 800 miliardi di dollari l’anno) nel corso di un decennio. Contribuiscono fattori quali: il gradimento dei pazienti, le migliori tecnologie per la produzione di nutraceutici e, purtroppo, il modesto sviluppo di novità nel settore del farmaco.
«Negli ultimi anni si è sempre di più andata affermando l’idea che un’alimentazione sana ed eventualmente integrata con composti a valenza nutraceutica possa aiutare l’organismo a mantenere le sue normali condizioni fisiologiche» conferma Giancarlo Cravotto, Direttore del Dipartimento di Scienza e Tecnologia del Farmaco all’Università di Torino e Presidente del congresso. «Si parla in particolare di chemoprevenzione, per intendere una strategia di prevenzione dei tumori basata su una dieta ricca di specifiche sostanze naturali bioattive. Evidenze epidemiologiche e precliniche hanno messo in luce l’effetto antiossidante e chemopreventivo di vari prodotti ed estratti di origine vegetale. Tra questi la vasta gamma dei composti polifenolici come l’epigallocatechina gallato abbondante nel té verde e le proantocianidine ed il resveratrolo dellaVitis viniferapresenti nel vino rosso. La dieta mediterranea dove sono protagonisti l’olio d'oliva ed il pomodoro è stata associata ad una minore incidenza di rischio cardiovascolare e di insorgenza di tumori. L'effetto benefico dell’olio d'oliva è stato attribuito principalmente all’oleuropeina ed i metaboliti idrossitirosolo e tirosolo; ancora più conosciuto è il licopene tipicamente estratto dalla buccia del pomodoro. Molti studi sulla attività chemopreventiva sono stati condotti sugli isoflavoni della soia (genisteina), sulle crucifere come cavoli e broccoli, sulla curcumina presente nellaCurcuma longaL., quindi su agrumi, frutti di bosco e zenzero».

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