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4th International Summit on Ischemic Heart Disease - Reconciling Guidelines with scientific evidence



Comunicato Stampa

Giovani e malattie cardiovascolari, valutare familiarità e predisposizione genetica

Uno screening precoce potrebbe favorire l’individuazione dei soggetti a rischio

 

Pisa, 20 giugno 2016- Aterosclerosi e ipertensione con sono più gli unici fattori che determinano le malattie cardiovascolari, ma va considerata la predisposizione genetica, correlata a specifiche mutazioni geniche che sono state ben individuate. Familiarità e predisposizione genetica che sono importanti soprattutto per i giovani, dato che anche tra loro non è così raro che si manifestino problemi cardiovascolari.Sono le indicazioni provenienti dal congresso“International Summit on Ischemic Heart Disease”organizzato dal Dipartimento Cardio Toracico dell’Universitàdegli Studi di Pisa e promosso dalla Fondazione Internazionale Menarini.

«La predisposizione genetica determina un elevato rischio di eventi cardiovascolari. Ciò significa che, in certo senso, già fin dalla nascita si ha una maggiore o minore probabilità di presentare questo tipo di manifestazioni durante la vita. A questa predisposizione iniziale poi naturalmente si aggiungono, in senso peggiorativo o protettivo, lo stile di vita e gli altri fattori di rischio classici che già conosciamo» spiega Mario Marzilli, Docente al Dipartimento di Patologia Chirurgica, Medica, Molecolare e dell'Area Critica dell’Università di Pisa e presidente del congresso.

«In base alle più recenti osservazioni, con uno screening genetico potremmo individuare, a iniziare dalla giovane età, quali soggetti sono a rischio più elevato per malattie cardiovascolari e concentrare le misure preventive in questi sottogruppi di popolazione. Esiste la possibilità di realizzare un profilo di rischio genetico dei pazienti. Non è sufficiente trovare una singola mutazione genica, un singolo polimorfismo, perché questo tipo di rischio si realizza quando c’è un’associazione di più polimorfismi. Ciascuno per conoscere sé stesso e la propria predisposizione genetica dovrebbe iniziare dalla familiarità: casi di malattie vascolari in famiglia, soprattutto in soggetti giovani, devono indurre a una particolare attenzione». Il passo successivo è il controllo genetico per le persone a rischio, a partire dai giovani. È quello che hanno iniziato a fare Fondazione Italiana Cuore e Circolazione e la Società Italiana di Cardiologia con il progetto “A scuola di Cuore”, con uno screening cardiovascolare nelle Scuole secondarie di II grado mediante l’esecuzione di un elettrocardiogramma a ragazzi di età compresa tra i 16 ed i 18 anni.

In una popolazione di circa ottomila ragazzi apparentemente sani sottoposti all’esame, nel 21% sono state individuate alterazioni elettrocardiografiche meritevoli di approfondimento diagnostico.Dagli esami di secondo livello condotti sui 1600 ragazzi con elettrocardiogramma sospetto è chiaramente emerso che in ottanta ragazzi sono state riscontrate patologie cardiache che hanno richiesto terapia. Questo approccio, se applicato a una popolazione più estesa, consentirebbe di circoscrivere l’uso delle terapie nei sottogruppi a più alto rischio, dato che attualmente le molecole che hanno un effetto preventivo non lo esprimono se somministrate in tutta la popolazione. Viceversa, se le misure preventive vengono applicate in termini generali, la loro efficacia si diluisce talmente che il rapporto costo-beneficio si perde. Inoltre le persone più a rischio, conoscendo la propria condizione, sarebbero più motivate alla prevenzione. Sempre riferendoci ai giovani, tra i ragazzi esaminati nel progetto “A scuola di Cuore”,  il 15% dei ragazzi presenta familiaritàper malattie cardiovascolari, il 19% presenta abitudine tabagica, il 13% fa abuso di alcol e il 6% dichiara di far uso di sostanze stupefacenti.«Per tutte le persone valgono le regole ormai ben conosciute di un sano stile di vita: alimentazione corretta, evitare il fumo e gli alcolici, fare attività fisica» aggiunge Marzilli. «Consigli validi per tutti, ma soprattutto per chi presenta un rischio più elevato, a maggior ragione se giovane».

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